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Come andrà a finire

  • GiallosuGiallo
  • 1 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Ad oggi nessuno sa se Roberta sia viva o meno. Ma anche ipotizzando che non lo sia più, non è dato sapere se sia stata vittima di un incidente, se si sia suicidata o se, ancora, sia stata uccisa. Soprattutto, nell’ultimo caso, non è possibile neppure azzardare da chi. L’assenza del cadavere è decisiva.

Dunque ecco spiegata la formula de «il fatto non sussiste»: non essendo stati rinvenuti né il cadavere, né l’arma o il modus operandi con cui sarebbe stato compiuto l’omicidio, non c'è prova che Roberta Ragusa sia effettivamente morta e, qualora lo fosse, non ci sarebbe alcun elemento probatorio che sia stato il marito ad ucciderla. Resta persino aperto lo scenario di un allontanamento volontario, tesi peraltro da sempre sostenuta proprio dal marito, Antonio Logli.

Tutti i testimoni avrebbero collocato il marito di Roberta Ragusa in via Gigli, supportando il racconto di Gozi. Ma tra contraddizioni e vaghezza, queste testimonianze sembrerebbero essere state completamente “smontate” dalla difesa.

Non sembra sia stata sufficientemente approfondita la contraddittorietà della spiegazione resa da Logli in merito ai graffi che presentava sulla fronte il giorno successivo alla misteriosa scomparsa di sua moglie Roberta Ragusa.

E il biglietto anonimo che invitava ad indagare sull’inceneritore? Se il corpo di Roberta fosse stato bruciato, è certo, non potrà mai essere ritrovato…

Infine: ma hanno davvero cercato ovunque?

Si dirà che l’hanno cercata ovunque e siccome non l’hanno trovata, certamente qualcuno l’ha sepolta chissà dove. Eppure la cronaca insegna che in queste ricerche a tappeto “qualche elemento” talvolta sfugge.

Elisa Claps è stata ritrovata 17 anni dopo la sua scomparsa, nel sottotetto della chiesa da cui sparì.

Sarah Scazzi, dopo la supposta fuga d’amore, è stata ritrovata un pozzo a due passi da casa.

Elena Ceste giaceva in un canale a 800 metri dalla propria abitazione.

Yara Gambirasio pare sia rimasta tre mesi in un campo già perlustrato palmo a palmo dai cani della protezione civile, a duecento metri dal comando organizzativo delle ricerche.

Ciccio e Tore, i due fratellini di Gravina cercati dappertutto, furono ritrovati in una zona sotterranea di un edificio in rovina, vittime di una caduta accidentale. Nel frattempo, però, il padre dei due bambini, Filippo Pappalardi era già stato arrestato con accuse infami e trasformato in un mostro, fino al momento in cui è emersa la tragica verità.

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