La difesa
- GiallosuGiallo
- 4 feb 2016
- Tempo di lettura: 4 min

L’illustre avvocato Franco Coppi sostiene che non esiste logica nella tesi della colpevolezza di Cosima e Sabrina. Secondo il legale, per far tornare i conti, molti testimoni sarebbero stati ascoltati più volte cercando di far sì che i ricordi più lontani nel tempo dal fatto valessero più di quelli nell’immediatezza del fatto. Ogni azione, prosegue Coppi, sembrerebbe essere stata quasi “velocizzata” per poter essere inserita nel quadro colpevolista quasi come in un film muto.
Per la difesa, i tabulati telefonici, con il susseguirsi di messaggini, telefonate e squilli tra Sabrina, la cugina l’amica Mariangela e un’altra ragazza e dimostrerebbero l’innocenza di Sabrina. Infatti per quale motivo Sarah sarebbe dovuta uscire prima (secondo l’accusa tra le 13,45-13,50) dicendo una bugia quando non ne aveva alcun bisogno? Oltre al fatto che Sarah esce dicendo alla madre che ha ricevuto il messaggino della cugina e quel messaggino c’è ed è delle 14,25.
Appena ricevuta la conferma di Sarah, Sabrina inizia i preparativi va in bagno e alle 14.28.40 e manda a Mariangela il messaggio un po’ criptico “sto tentando in bagno” con uno smile. Alle 14.31.44 l’amica le manda un messaggio al quale risponde 4 minuti dopo (proprio perché era in bagno) alle 14.35.47. Finito di prepararsi alle 14,39 Sabrina invia a Mariangela un altro sms: “pronta” ed esce di casa. Una serie di messaggi che, per sequenza e contenuto sono coerenti con il programma fatto dalle ragazze la sera prima. Sabrina non trova Sarah ad aspettarla come sarebbe stato logico e per questo, quando arriva Mariangela, è preoccupata. Sono le 14.42 e Sabrina prova a chiamare Sarah. E’ questo il momento in cui secondo le dichiarazioni di Michele Misseri, da lui rese il 28 settembre 2010, esce dal garage e viene notato dalla figlia che gli chiede notizie di Sarah. “Sarah arrivò a casa degli zii alle 14:25, 14:30” ha spiegato Coppi, “Lo dicono diversi testimoni e anche il papà di Sarah, Giacomo Scazzi quando Sabrina, intorno alle 14,45, andò a chiedergli se la figlia fosse ancora lì, il giorno della scomparsa, e lui rispose: è appena uscita. In questa vicenda si è giocato con gli orologi e gli orari” afferma l’avvocato Coppi.
C’è anche un’altra contraddizione rispetto agli SMS intercorsi tra Sabrina e Sarah.
Quando arriva il primo messaggio di Sabrina alle 14.25, Sarah sta riposando insieme a sua madre sul letto matrimoniale; solo in seguito al secondo messaggio si alza per andare a prepararsi. Infatti una coppietta la incrocia in Via Verdi alle 14,30. Ma né nell’interrogatorio di Sabrina, né nell’ordinanza si fa riferimento alla testimonianza della signora Concetta né se ne fa menzione. Quante volte Sabrina aveva sentito la zia ripetere che al suo primo messaggio Sarah s’era alzata dal letto, dove riposava insieme a lei, ed era andata a prepararsi? Questo la signora Concetta l’ha ripetuto pure in televisione. Lo stesso GIP, interrogando la signora Concetta, dovrebbe pur avere preso nota di questo fatto! Allora perché nell’interrogatorio di Sabrina nessuno dei due cita questa testimonianza che dimostrerebbe ampiamente l’innocenza di Sabrina?
Il GIP insiste nella sua ipotesi e scrive così come segue: “si è trattato di un'azione preordinata, probabilmente giunta ad esiti più gravi di quelli programmati... un evento scaturito da un empito improvviso... un'azione cruenta protrattasi per lungo tempo durante il quale, almeno finché Sarah non è caduta esanime al suolo, Sabrina l'ha tenuta e le ha impedito di muoversi.” Secondo il giudice, Sarah arriva a casa Misseri alle 14.28, lo dimostra lo squillo fatto al cellulare della cugina, il segnale convenuto per dirle che era arrivata e non che stava uscendo: “E, se, come è ben possibile, quello squillo di Sarah stava a significare non che ella si fosse allora mossa dalla sua abitazione, bensì che fosse ormai giunta a casa Misseri…”. L'omicidio - sempre per il GIP è avvenuto in sette minuti: nello spazio ricavato fra gli sms inviati dal cellulare di Sabrina fra le 14.28 e le 14.35. Anzi, aggiunge persino che quello squillo avrebbe potuto farlo la stessa Sabrina col cellulare di Sarah dopo averla uccisa, nel tentativo di depistare le indagini. È ovvio che Sabrina avrebbe potuto confutare facilmente queste accuse facendo ricorso alla testimonianza della zia. Perché non l’ha fatto? Questa lacuna, sia nell’interrogatorio sia nell’ordinanza, è il punto cardine che ha generato tanta confusione e sofferenze. Anche la madre di Sabrina, la signora Cosima, finisce in carcere, perché sembra che inseguisse Sarah con la macchina dopo che era fuggita da casa Misseri intorno alle 14.00. Cioè mentre Sarah riposa con la madre nel letto matrimoniale e la signora Cosima sta riposando con la figlia, ugualmente nel letto matrimoniale?
E tutto perché in questa vicenda la condanna a due ergastoli si baserebbe su un sogno. Ma anche il sognatore, da un certo punto in avanti, si eclissa, nonostante il fatto che ben 1638 pagine, a sostegno della condanna, abbiano come filo conduttore della colpevolezza di Cosima e Sabrina proprio il racconto del sognatore “pentito”, il fioraio Giovanni Buccolieri. E tutte le persone hanno sempre confutato quel racconto come una assurda “fantasia onirica” sono state perseguite: condannati in primo grado per favoreggiamento Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano (cognato e suocera del fioraio Buccolieri) e così pure Giuseppe Nigro, proprietario di una masseria. Eppure sarebbe lecito chiedersi: come mai un semplice fioraio dovrebbe passare tanti guai, ostinandosi a ripetere che il suo racconto era solo “un sogno”, facendo condannare amici e parenti, se non per un rimorso di coscienza nei confronti due persone ingiustamente accusate?
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