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L'accusa

  • GiallosuGiallo
  • 7 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Giustizia - Accusa

Il sostituto procuratore generale della Cassazione Roberto Aniello ha deciso di annullare, con rinvio, l'assoluzione sia in primo che in secondo grado rilevando che Stasi sarebbe colpevole dell'omicidio. Insomma, Alberto Stasi, avrebbe “simulato il ritrovamento del cadavere di Chiara".

La Cassazione ritiene inverosimile che "nel momento della scoperta della fidanzata massacrata, Stasi non si sarebbe nemmeno avvicinato per vedere se era necessario soccorrerla e non abbia nemmeno chiamato il 118". Le prove trascurate. Secondo la PG è stata "una imperdonabile leggerezza" il mancato sequestro della bicicletta. Quanto alla richiesta dei genitori di Chiara Poggi di un esame mitocondriale sul capello ritrovato nella mano sinistra della vittima.

Secondo la pubblica accusa della Cassazione, "c'è una ragione precisa per cui Alberto Stasi è ritornato in casa Poggi: quella mattina Stasi ha fatto telefonate su tutti i cellulari, a intervalli cadenzati. Solo tra le 10.46 e le 10.48 ci sono state 7 chiamate sul telefono di Chiara. Poi alle 13.26/27 succede qualcosa di diverso. C’è una chiamata di Stasi all'utenza di Chiara Poggi. Stasi riceve una risposta muta che dura 12 secondi. La spiegazione che viene data è che è la risposta dell'antifurto di casa. Stasi a quel punto esce e si reca a casa di Chiara e non dirà mai di avere avuto una risposta muta e di essere rimasto per 12 secondi al telefono. Stasi è evidente che è stato colto dal panico e che è tornato in casa per controllare se Chiara era viva o morta".

La questione delle scarpe: impossibile non sporcarsi le suole calpestando il pavimento di casa Poggi, sostiene l'accusa. Nella villetta non ci sono tracce di estranei.

Il computer: Alberto ha sempre sostenuto di lavorare alla tesi di laurea mentre Chiara moriva. Un alibi cancellato dagli accessi illeciti fatti dai carabinieri. Solo due anni dopo l'omicidio, la perizia informatica ricostruisce quanto avvenuto la mattina del delitto. Alberto avrebbe acceso il computer alle 9.35 e dalle 9.36 alle 12.20 avrebbe salvato in continuazione il file.

Il mistero del portasapone: l'impronta di Alberto mista al Dna della vittima viene trovata sull'erogatore del sapone liquido all'interno del bagno dove l'assassino si è lavato prima di fuggire. Una prova per l'accusa.

Arma. Almeno una dozzina le armi che nel corso delle indagini si alternano: da un martello da carpentiere a un ferro da stiro, fino a una stampella. L'ultima novità arriva da una consulenza dell'accusa: Chiara è stata uccisa con un paio di forbici da sarto, ma da casa Poggi manca, a quanto trapela, solo un martello. L'unica verità è che l'arma non è mai stata trovata.

Movente. Per i pm e la parte civile i due fidanzati litigano la sera precedente. Chiara potrebbe aver visto qualcosa sul computer dello studente. Una lite sfociata nell'omicidio del 13 agosto 2007. «Solo una supposizione» si limita a ribattere l'accusa.

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