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L'accusa

  • GiallosuGiallo
  • 8 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Giustizia - Accusa

Secondo l’impostazione dell’accusa, il piano criminale di Boettcher, Levato e Magnani sarebbe consistito nel colpire i giovani con cui Martina aveva avuto relazioni anche fugaci come in una sorta di “purificazione”. Targhe rubate, cambi d'auto, pedinamenti dei bersagli, telefonate da utenze non rintracciabili, travestimenti. E poi i futili motivi, l'estrema crudeltà, le lesioni gravissime alle vittime. La Levato che scaglia l'acido e Boettcher che subito dopo insegue Barbini con un martello e che viene bloccato lì, sul posto.

«La conseguenza di un fatto così grave non può che essere la custodia cautelare in carcere», dichiara il PM di Milano Marcello Musso intervenendo in aula dopo l'interrogatorio della ragazza. «Martina Levato si è dimostrata una bocconiana reticente, falsa e spocchiosa. La sua confessione è tale perchè l'hanno beccata con le mani nella marmellata ma non ci ha detto chi ha teso la trappola».

Martina Levato, “l’acidificatrice” di Milano, dopo i 14 anni di reclusione in primo grado per le lesioni al giovane Pietro Barbini, cumula un’altra condanna per le “punizioni” inflitte con l’acido muriatico ai suoi ex amanti. Il GUP Arnaldi, accogliendo parzialmente le richieste del PM Marcello Musso, l’ha condannata infatti ad altri 16 anni di reclusione, pena scontata di un terzo trattandosi di un processo abbreviato, e con 4 anni di sconto ulteriore rispetto alle richieste del pm che erano state di 20 anni: il GUP l’ha infatti assolta dall’accusa di rapina di un cellulare a una delle vittime, confermando invece gli altri capi d’accusa per associazione per delinquere, lesioni gravissime, calunnia. Successivamente il PM di Milano Marcello Musso chiede altri 20 anni di carcere. Mentre per Magnani l'accusa voleva 14 anni.

Alla fine il GUP Arnaldi, accogliendo parzialmente le richieste del PM Marcello Musso, la condanna ad altri 16 anni di reclusione, pena scontata di un terzo trattandosi di un processo abbreviato, e con 4 anni di sconto ulteriore rispetto alle richieste del PM che erano state di 20 anni: il GUP l’ha infatti assolta dall’accusa di rapina di un cellulare a una delle vittime, confermando invece gli altri capi d’accusa per associazione per delinquere, lesioni gravissime, calunnia.

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