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Il caso

  • GIALLOsuGIALLO
  • 10 feb 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

LUOGO:

MARCHENO

ANNO:

2015

A Marcheno dall’8 ottobre 2015 non si hanno più notizie di Mario Bozzoli, un imprenditore che sembra scomparso nel nulla dopo aver salutato per l’ultima volta la moglie Irene. Fin da subito - il giorno successivo, 9 ottobre - i carabinieri convocano i dipendenti dell’azienda per verificare se corrispondono a verità le voci di paese su un violento alterco tra Bozzoli e un nipote. All’episodio, che sarebbe accaduto una settimana prima della sparizione, avrebbero assistito incolpevoli e ammutoliti alcuni dipendenti.

Per avere informazioni più dettagliate in merito al presunto diverbio "finito a cazzotti" gli inquirenti convocano ed interrogano, in un colloquio durato poco più di tre ore, uno degli operai della ditta che il giorno della scomparsa di Bozzoli aveva terminato il turno alle 18:00. Da lui gli investigatori vorrebbero ottenere indicazioni dettagliate sul "clima" della fabbrica negli ultimi mesi, ovvero da quando il fratello di Mario Bozzoli - Adelio - e i di lui figli - Alex e Giacomo - avevano ufficializzato l’intenzione di dividere la società per costruire un nuovo capannone a Bedizzole.

L’anatomopatologa Cristina Cattaneo, perito nominato dalla Procura di Brescia, riceve l'incarico di cercare "resti umani" nelle scorie dei vari forni. Un compito non facile: quello di venire a capo d una situazione ogni giorno più ingarbugliata. A ciò si aggiunge una denuncia presentata dalla moglie di Mario Bozzoli, la discreta Irene Zumbani, nella quale avrebbe messo nero su bianco le angosce del marito, dichiarando il sospetto che i nipoti stessero sottraendo materiale alla ditta per finanziare i lavori dell’edificio in costruzione a Bedizzole. La conferma di tale sospetto arriva mercoledì ai microfoni della nota trasmissione "Chi l’ha Visto?" da parte di un operaio: "Ma non so come facesse". Un artigiano che aveva effettuato alcuni lavori a Bedizzole spiega che, in precedenza, le fatture erano state saldate a nome di Mario.Ma il mistero si infittisce con la morte, subito ritenuta assai sospetta, dell'operaio Giuseppe Ghirardini, causato dall'ingestione di cianuro. Trovato defunto in circostanze misteriose a sei giorni dalla sua scomparsa, secondo il legale della moglie, stava vivendo un periodo di ritrovata serenità familiare. Appare dunque insensata l'ipotesi del suicidio, ritenuta non credibile dalla stessa famiglia poiché Ghirardini attendeva con ansia l'avvento del Natale per poter riabbracciare il figlio che vive in Brasile con l'ex moglie. Proprio al figlio l'uomo aveva di recente regalato un cellulare con il quale comunicava costantemente. L’uomo, il giorno della scomparsa di Mario Bozzoli sorvegliava il forno dal quale fu emessa la fumata anomala. Due gialli che vanno ad intrecciarsi e di cui uno potrebbe rappresentare la soluzione dell’altro. L'operaio, inoltre, poco prima della sua morte avrebbe ricevuto alcuni messaggi su Whatsapp i quali, secondo quanto riferito dal legale della moglie di Ghirardini, sarebbero stati letti solo dopo l'orario del decesso stabilito dal medico legale. E' quanto emerge da una prima ricostruzione secondo la quale la classica 'doppia spunta' di Whatsapp (che indica l'avvenuta lettura del messaggio), sarebbe comparsa solo dopo l'orario di morte indicato dall'autopsia.

Un mistero che si affianca ai tanti relativi al caso Bozzoli e che apre a nuovi interrogativi: qualcuno ha letto i messaggi dopo il decesso di Ghirardini? Ma soprattutto: chi avrebbe avuto accesso al suo cellulare? Al centro delle indagini resta ancora l'azienda attualmente sequestrata. Il 26 ottobre la Procura, su richiesta dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, dispone lo svuotamento dei forni ed avvia le opportune analisi sul contenuto. Il sospetto che l'imprenditore scomparso sia stato bruciato nei forni per eliminare ogni traccia è la pista principale delle indagini ed, anche in questo caso, l'ipotesi di un incidente pare improbabile. Gli inquirenti infagano in ambito familiare. Irene, moglie di Mario Bozzoli, racconta ai carabinieri che il marito aveva paura a recarsi in azienda a causa dei rapporti ormai irrimediabilmente deterioratisi con il fratello Adelio, comproprietario della fonderia, e i nipoti Alex e Giacomo. Sotto la lente di ingrandimento anche i movimenti sospetti di alcune automobili: una Fiat Punto Bianca transitata cinque volte alla rotatoria poco distante dalla fonderia e del suv blu scuro, forse quello di Adelio, fermatosi davanti a un cassonetto della spazzatura. L'attesa svolta nel giallo arriva nella giornata di venerdì 18 dicembre 2015, quando trapelano i nomi di persone molto vicine all'imprenditore e legate alla ditta nel bresciano. A finire iscritti nel registro degli indagati sono i due nipoti dello stesso Mario Bozzoli, ovvero Giacomo ed Alex Bozzoli e due operai della fonderia, Oscar Maggi e Akwasi Aboagye, entrambi presenti quando l'uomo scompare la sera dell'8 ottobre del 2015. Il successivo 22 dicembre vengono decisi gli interrogatori degli indagati.

Il 5 maggio 2016 i giornali riferiscono che Giacomo Bozzoli, nipote dello scomparso Mario e figlio del fratello Adelio, è stato condannato a cinque mesi con pena sospesa "per esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minacce alle persone" mentre per il padre vale il "non luogo a procedere" per mancanza di querela Padre e figlio, infatti, erano stati entrambi rinviati a giudizio per aver minacciato il titolare di una ditta bresciana, poi fallita, dal quale reclamavano un insoluto di oltre 280 mila euro. Improvvisamente diversi imprenditori riferiscono di avere subito lo stesso trattamento "brutale". Dunque il carattere prepotente e collerico di Giacomo e del padre Adelio potrebbe costituire una circostanza che avvalorerebbe l'ipoesi investigativa di un litigio familiare sfociato in un omicidio con distruzione del cadavere. In data 13 maggio 2016 un noto settimanale che si occupa di cronaca nera riporta la notizia del rinvenimento di tracce del DNA di Mario Bozzoli nelle scorie dei forni dell'azienda di famiglia. E' giunta l'ora della fatidica svolta dopo 7 mesi di indagini?

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