top of page

Il caso

  • GIALLOsuGIALLO
  • 11 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

LUOGO:

COSTIGLIOLE D’ASTI (AT)

ANNO:

2012

Fin dal giorno della segnalazione di scomparsa, il 24 gennaio 2014, i carabinieri di Asti, cui la Procura affida le indagini, lavorano alla “vecchia maniera”: pedinando, studiando e monitorando le mosse di ogni sospettato, anche con l’utilizzo di “cimici” piazzate un po’ dappertutto.

Un lavoro minuzioso che consente al P.M. Deodato di costruire un quadro accusatorio dettagliato e basato su parecchi elementi probatori. Il GIP Marson avrebbe quindi accolto la tesi del PM rinviando a processo “con giudizio immediato” il pompiere di Alba, accusandolo di omicidio e occultamento di cadavere.

Elena fa la casalinga, la madre e la moglie: così si definisce anche sulla sua pagina personale di Facebook. Ed è proprio grazie al social network che riallaccia i rapporti con i vecchi compagni di scuola ed inizia a trascorre molte a chattare. Conosce qualcuno e questa conoscenza da virtuale diventa reale? Elena ha una doppia vita? La vita familiare inizia a starle stretta? Elena è molto credente, confessa al prete i suoi turbamenti. Forse accenna a Michele di un video che sarebbe stato girato mentre lei faceva sesso con un altro uomo. Delira. Trascorre una notte agitata, tra pianti e disperazione, almeno così riferisce il marito.

La mattina dopo, il 24 gennaio 2014, Elena non se la sente di portare i figli a scuola. Michele racconta di aver accompagnato lui i bambini. Una volta tornato a casa, avrebbe trovato solo i vestiti della moglie… nel giardino.

Secondo gli investigatori da qui in avanti Michele non farà altro che mentire e depistare. Intercettato al telefono, avrebbe detto: «Elena non è mai andata nelle strade di campagna». Ma quando un amico propone di cercarla nel punto esatto in cui verrà trovata, preso dal panico, interrompe la conversazione. E quando il 18 ottobre verrà scoperto il cadavere di Elena, ormai decomposto, nel fango del Rio Mersa, a soli 2 minuti e 40 secondi di distanza da casa, Michele cambierà versione: «Ero andato a cercarla lì. Ho guardato in terra, ma c’erano solo impronte di lepri».

Il 24 ottobre Michele Buoninconti, il marito, viene iscritto nel registro degli indagati.

Si contraddice. Racconta che sua moglie sarebbe scappata nuda, alle 8.40 del mattino, lasciando i vestiti ammucchiati dietro al cancello di casa. Significativa la frase registrata durante la trasmissione «Chi l’ha visto?», durante l’intervista Michele dice: «Quando ho visto quei panni lì, mi è venuta una cosa alla testa. Madonna, da chi mi devi fare vergognare... Cosa mi stai combinando?».

Il 26 ottobre, ad un primo esame, stante l’avanzato stato di decomposizione del cadavere della donna, risulta impossibile stabilire se ci siano state ferite o altre violenze. Il 17 novembre le risultanze dello screening tossicologico fanno escludere l’assunzione di sostanze da parte della vittima.

Importanti tasselli d’indagine sono le frasi intercettate grazie ad un sistema di “cimici” piazzate ovunque dagli investigatori. Ad esempio, Michele avrebbe minacciato la figlia mentre la accompagnava in Procura, con una frase che ora suona quasi come una confessione: «A non ascoltare il padre si fa la fine della madre che non ha ascoltato il padre». E con i figli raccolti in cucina, avrebbe detto: «Loro vogliono sapere solo questo! Che fra di voi non andate d’accordo. Così uno va da una parte, uno dall’altra... E a casa nostra sai cosa ci fanno venire? Ci fanno venire dentro le zoccole! Le straniere. Così c’è una stanza per ogni zoccola. E la sera c’è il burdello». E ancora avrebbe domandato ai figli: «Mi avete mai sentito litigare con mamma?» al che una figlia gli avrebbe risposto: «Sì. Tu! Tante volte hai litigato con mamma». E lui, le avrebbe replicato dolcemente: «Non le devi dire queste cose. Ti tolgono anche me. Oltre che ti hanno tolto la mamma».

28/01/2015.

Il 28 gennaio 2015 l’esame autoptico approfondito, depositato presso la Procura di Asti, rivelerebbe l’ipotesi di una morte violenta. Il giorno seguente al deposito, il GIP di Asti accoglie la richiesta del PM e fa arrestare Michele Buoninconti con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Inizia il processo.

Dunque secondo l’accusa l’ora del delitto andrebbe collocata nell’intervallo di tempo tra le 8:43 (l’ora del rientro a casa dopo l’accompagnamento dei figli a scuola) e le 8:55 del 24/01/2014. In quei 12 minuti Michele Buoninconti avrebbe strangolato la moglie per poi nasconderne il corpo nella di lei automobile. Un azione di depistaggio cui sarebbero poi seguite due telefonate a due vicini di casa, sempre con il piano di crearsi un alibi. Infatti dall’analisi delle celle telefoniche, sarebbe emerso che Michele si trovava in un’area ubicata tra la sua abitazione e la strada statale Asti-Alba che corre parallela alla ferrovia, area nei pressi della quale è stato rinvenuto il cadavere della povera Elena Ceste.

Il 23 settembre 2015 inizia il processo che, a porte chiuse, si svolge con il rito abbreviato davanti al giudice Roberto Amerio. Il PM chiede 30 anni di carcere per Michele Buoninconti.

Che sarà condannato.

Comments


News
Riprova tra un po'
Quando verranno pubblicati i post, li vedrai qui.

Se ti è piaciuto questo articolo, resta in contatto con noi: seguici su facebook e metti "mi piace" alla nostra pagina GIALLOsuGIALLO

bottom of page