L'accusa
- GiallosuGiallo
- 6 feb 2016
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Non ci sono ancora prove certe che Mario Bozzoli, l’imprenditore bresciano scomparso nel nulla la sera dell’8 ottobre 2015, sia effettivamente morto. A Brescia la Procura ne è convinta, ma il fascicolo resta aperto per sequestro di persona. “Chi ha ucciso Mario Bozzoli ha pianificato tutto”: ne sono sempre più convinti gli inquirenti che indagano sulla morte dell’imprenditore bresciano scomparso l’8 ottobre 2015. L’accusa è di concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere. Oscar Maggi, operaio della Bozzoli di Marcheno, Giacomo e Alex Bozzoli, nipoti di 30 e 36 anni dell’imprenditore scomparso, assieme a un altro operaio, lo straniero Abu, secondo indiscrezioni in ambienti investigativi sono indagati in merito alla scomparsa di Mario Bozzoli, sparito l’8 ottobre 2015 dalla sua fonderia di Marcheno, nel Bresciano. I quattro vengono sentiti in presenza dei rispettivi avvocati (nella foto Giacomo Bozzoli mentre entra nella caserma dei carabinieri di Brescia, in piazza Tebaldo Brusato). Ma prove certe ancora non ne sono state trovate. Contro i nipoti Alex e Giacomo e gli operai Oscar Maggi e il senegalese Abu ci sarebbe “un quadro indiziario molto pesante”, ma nient’altro, almeno finora. I nipoti da tre anni pare che avessero manifestato malumore contro lo zio e la frase “prima o poi uccido lo zio” pronunciata da Giacomo non sarebbe un caso isolato. Il terzo operaio, Giuseppe Ghirardini, presente quella notte in fonderia, è stato trovato morto il 18 ottobre a Case di Viso di Pontedilegno. Se fosse ancora vivo – a quanto si dice a Brescia – sarebbe anche lui tra gli indagati. Le perquisizioni finora sono state senza esito. Solo otto banconote da 500 euro, trovate in casa di Alex, hanno richiamato l’ attenzione dei carabinieri. Ma le indagini della Procura di Brescia ormai sono indirizzate solo sulla pista dei parenti. Per il sostituto procuratore Alberto Rossi, titolare dell’ inchiesta, quella dell’omicidio e del corpo nel forno, sarebbe l’ unica ipotesi “logicamente accreditabile”. Il sequestro di persona invece è “non ipotizzabile stante la mancanza di richieste di riscatto”.
Tutti e 4 gli indagati erano presenti al momento della scomparsa dell’imprenditore. Inoltre Giacomo, alla guida della sua Porsche Cayenne, ha fatto degli spostamenti nei pressi della fonderia tra le 19 e le 20 dell’8 ottobre 2015. Suo fratello Alex è stato invece ripreso dalle telecamere di Chi l’ha visto? mentre strappava alcuni documenti in ufficio.
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