Il caso
- GIALLOsuGIALLO
- 24 feb 2016
- Tempo di lettura: 4 min

LUOGO:
CASTELLAMONTE (TO)
ANNO:
2016
Si profila un delitto atroce, essenzialmente per soldi, forse architettato a più mani, quasi certamente premeditato. Gloria Rosboch scompare il 13 gennaio 2016. Dopo aver pranzato, come al solito, con i suoi anziani genitori, esce - insolitamente ben vestita e i capelli freschi di parrucchiere - dicendo di doversi recare ad una riunione a scuola (che in realtà non c’è). Da allora se ne perdono le tracce. Fra i primi a essere sospettati c’è un ex allievo 22enne, Gabriele Defilippi, che la donna aveva già denunciato per truffa poiché lui le aveva sottratto, con l'inganno, 187mila euro, promettendole una vita insieme in Costa Azzurra e illudendola con la falsa prospettiva di diventare socia di una specie di finanziaria. Tutto falso. Infatti, il ragazzo, alla fine del 2014 scompare "col malloppo", ma la Rosboch riesce a rintracciarlo utilizzando uno pseudonimo su Facebook. La donna chiede indietro i soldi, frutto di una vita di risparmi dei suoi genitori, e non vuole vendicarsi (in sostanza: non minaccia di mandare in galera nessuno). A dicembre risale l’ultimo contatto: il 22enne Gabriele racconta alla Rosboch di essere stato picchiato da un capo e di essere stato, a sua volta, derubato di tutti i soldi. Una versione che anche la madre di Gabriele, Caterina Abbattista, avrebbe confermato alla professoressa, cercando di addivenire ad una soluzione pacifica della controversia.
Ma torniamo al giorno della scomparsa di Gloria. Gabriele Defilippi afferma di essere rimasto, quel fatidico mercoledì, sempre nella casa di Gassino dove vive con la madre, e di non aver potuto avere un’auto a disposizione perché la sua sarebbe stata dal meccanico. Viene interrogata anche la madre del ragazzo, una delle ultime a incontrare Gloria, e una collega con cui Defilippi aveva avuto una storia, come lei, pure truffata. Gli inquirenti non credono al ragazzo e, dopo alcune indagini comprendenti l'analisi dei tabulati, delle telecamere e alcune intercettazioni, fermano sia il Defilippi che un amico del giovane (si scoprirà poi essere il suo amante) tale Roberto Obert, 54 anni, di Forno Canavese. E' proprio quest'ultimo a cedere per primo sotto le pressioni degli interrogatori e ad indicare il luogo dell'occultamento del cadavere della donna: a Rivara, nel Canavese, in un vascone circondato da pozzi artesiani, Non lontano dalla sua abitazione. Sarebbero stati subito evidenti sul collo i segni dello strangolamento perché il corpo non si sarebbe decomposto, grazie all’acqua fredda della vasca di decantazione. Subito dopo il ritrovamento del cadavere della povera Gloria avviene il fermo, da parte dei carabinieri, di Gabriele Defilippi. A questo punto il 54enne Roberto Obert confessa: «L'abbiamo strangolata in auto e poi gettata via». Ma Defilippi e Obert si accusano a vicenda. Obert accusa Defilippi: «L’ha soffocata con una sciarpa, non ho potuto fare nulla». Defilippi invece dice: «Avevano studiato la truffa assieme, i soldi li ho dati a lui. Gloria era diventata insistente, coinvolgeva mia madre, minacciava denunce. Siamo andati a prenderla a Castellamonte, le abbiamo tolto il cellulare e poi Obert ci ha portato sino a Rivara, in quel bosco. E l’ha strangolata». Caterina Abbatista, madre di Defilippi e infermiera all’ospedale di Ivrea, nega ogni addebito.
Man mano che proseguono le indagini, emergono particolari sempre più inquietanti sia sulla vicenda in sè che sulla doppia-tripla-quadrupla vita del ragazzo. Un personaggio con mille volti, multipli travestimenti (anche da donna), svariati profili facebook. Una vita di provincia che evidentemente va stretta al ragazzotto che si sente una "star" e punta a fare soldi facili per inseguire sogni di celebrità made in USA. Emerge un curriculum da consolidato playboy: avrebbe ingannato, già quando era molto giovane, un numero imprecisato di donne. Oltre a Gloria e a Marzia, la maestrina di Ceresole passata alle cronache essendo - incredibile coincidenza! - stata ospite del festival di Sanremo, il Defilippi avrebbe adescato anche altre donne, preferibilmente intorno alla 40ina, sia single che sposat, usando le chat e i social network. Dopo averle sedotte, avrebbe scattato delle fotografie molto intime con un unico obiettivo: ricattarle. La minaccia sarebbe stata esplicita: «O mi paghi, o pubblico le immagini in rete e ti rovino». Tale attività getterebbe una luce oscura su un personaggio definito «gelido e disumano» dallo stesso procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando. I soldi che ricavava da queste abbiette azioni, il Defilippi li spendeva in vestiti, acconciature, gioco d'azzardo e divertimenti.
L’avvocato del ragazzo, Pierfranco Bertolino, chiede ed ottiene la perizia psichiatrica come unica via di difesa nei confronti di una persona che, spiega il legale, ha “mille facce, mille profili, mille personalità”. Nei prossimi giorni Bertolino contatterà un perito affinché proceda a valutare le condizioni psichiche del suo assistito. Lunedì mattina, 22 febbraio, Gabriele, il suo complice Roberto Obert, il 56enne invaghito di lui e complice dell’omicidio e la madre del 22enne sono al carcere di Ivrea per l’udienza di convalida davanti al gip.
Il 24 febbraio Gabriele Defilippi tenta - secondo quanto sostiene il legale del ragazzo - il suicidio in carcere. Gabriele infatti dopo aver ripetuto di essere profondamente dispiaciuto ("Avrei voluto andare al funerale della prof, non sono stato io a ucciderla ma quel mostro di Obert") avrebbe saputo dell'apertura della cassetta di sicurezza intestata all'amante Obert, sostanzialmente priva di contenuto (soldi).
La madre di Gabriele, Caterina Abbattista, detenuta per l'omicidio di Gloria, dice di non volerne più sapere del figlio: "Non voglio vederlo mai più, mi fa paura, mi picchiava" la testimonianza della donna al legale, Matteo Grognardi. Resta ancora da capire il legame tra la donna e una nuova figura: quella di Sofia Sabhou, "fidanzata femmina" di Gabriele, resasi irreperibile da due settimane, ovvero da quando sarebbe partita per andare a trovare dei parenti in Marocco. Gli inquirenti hanno bisogno di interrogarla come persona informata sui fatti.
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