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Lidia come Yara: è caccia al dna

  • GiallosuGiallo
  • 22 mar 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Riesumata stamattina la salma di Lidia Macchi, la studentessa di giurisprudenza scomparsa il 7 gennaio del 1987 e poi ritrovata morta - uccisa da 29 coltellate - a Cittiglio, nel Varesotto. Il cadavere, sepolto da quasi 30 anni nel cimitero di Casbeno, è stato trasportato all'istituto di Medicina Legale di Milano dove sarà analizzato da Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa passata alle cronache per essere la consulente del caso di Yara Gambirasio.

La Cattaneo - su incarico del PG di Milano Carmen Manfredda e del GIP di Varese Anna Giorgetti, cercherà di identificare eventuali tracce di dna che potrebbero ricondurre al principale sospettato, Stefano Binda, arrestato il 15 gennaio 2016.

Alla riesumazione è stata presente anche la madre della vittima, Paola Macchi. "La speranza della famiglia Macchi è che dalla riesumazione possano emergere elementi utili alle indagini, anche se è difficile trovare qualcosa a quasi 30 anni di distanza", ha spiegato l'avvocato Pizzi, che ha aggiunto: "E comunque un accertamento che va fatto, anche se Binda continua a proclamarsi innocente". Ricordiamo rapidamente cosa accadde circa 30 anni fa: Lidia Macchi, studentessa 21enne, iscritta al corpo dei boy scout e attivista di CL, scompare dopo essere uscita per andata a trovare un’amica convalescente per un incidente stradale, Paola Bonari, all’ospedale di Citterio, in provincia di Varese. I genitori, non vedendola rincasare, la cercano disperatamente tramite giornali e televisioni ma sono gli amici a ritrovare il corpo di Lidia, martoriato da 29 coltellate.

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