Era in comunita' di recupero e uccideva
- GIALLOsuGIALLO
- 25 apr 2016
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(Genova) - Grazie a nuove tecnologie di analisi sono attesi sviluppi - inimmaginabili solo alcuni anni fa - per ciò che riguarda la lunga lista delle vittime di Maurizio Minghella, il più efferato assassino seriale d'Italia, detenuto a Pavia dove sta scontando una pena record di 131 anni di carcere. Minghella, lo ricordiamo, inizia ad uccidere nel 1978. La prima vittima di questo macabro elenco è Anna Pagano; nello stesso anno uccide Giuseppina Ierardi, Maria Catena “Tina” Alba, Maria Strambelli (commessa) e la sua amica Vanda Scerra. Viene arrestato a dicembre del 1978 (confessando solo gli omicidi Strabelli e Scerra) e, nel 1981, viene condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Genova. Dopo aver scontato parte della pena, nel 1995 ottiene la semilibertà ed entra nella comunità di recupero di Don Ciotti del Gruppo Abele a Torino. Qui lavora come falegname dalle 17:00 alle 22:00. Un orario che risulterà utile agli inquirenti per individuare in lui l'autore di altri omicidi: Fatima H. Didou nel 1997 e lo strangolamento con un foulard (il cadavere avvolto in un tappeto) della 67enne Cosima Guido detta Gina nel 1999. Nel 2001 poi avviene l’assassinio di Florentina Tina Motoc.
Recentemente, grazie a nuove indagini condotte dall’unità Delitti Insoluti della polizia, il Pubblico Ministero Roberto Sparagna ha notificato a Maurizio Minghella l’accusa di omicidio per l’assassinio di Floreta Islami, una prostituta albanese 29enne strangolata il 14 febbraio 1998 a Rivoli (To). Sarebbero infatti state isolate, sulla sciarpa usata per uccidere la donna, tracce di derma appartenente al killer.
Bisogna sottolineare che, fortunatamente, i reperti di molti delitti avvenuti tra il 1996 e il 1998 nel torinese, dai quali si potrebbe estrarre il DNA, sono ad oggi ancora conservati negli archivi: fazzoletti, corde, cinghie e collant usati per le pratiche di strangolamento. In questi anni, infatti, il Minghella - grazie al regime di semilibertà - poteva muoversi in libertà: la Liguria, da Torino, non è così distante. I casi che presentano gli elementi più interessanti sono i due di San Salvario: Loredana Macario, 53enne di Portocomaro Asti, trovata morta strangolata il 22 marzo del 1997 e Carolina Gallone, 66enne originaria di Novara, uccisa con una calza autoreggente nera il 12 giugno del 1997; entrambe le donne alte e bionde, i nodi scorsoi simili tra loro e ad altri praticati usualmente sulle vittime dal killer. In quest'ultimo caso, poi, un uomo sospetto è stato visto allontanarsi con un televisore (effettivamente scomparso dall'abitazione della morta) e l'dentikit fornito dal testimone corrisponderebbe senza dubbio al Minghella. Analogamente, la prostituta albanese Nadia Shehu, 24 anni, viene trovata il 1° agosto ‘97 strangolata con la cinghia di una borsetta sul pavimento di un’ex concessionaria. Le tracce rilevate sulla scena però, fin da subito, appaiono labili per tentare una comparazione . E poi ci sono: Heriona Sulejmani, 16enne, strangolata in una boscaglia; Atli «Elisa» Isaku, 22enne; Ebe Romano, 35enne, trovata morta sul greto torrente Pellice a Garzignana; infine una donna semi-carbonizzata il cui cadavere viene rinvenuto in campagna, vicino Carmagnola. "Fascicoli sempre aperti, basta un elemento nuovo per risolverli" così si esprime - il questore vicario Sergio Molino, all’epoca tra gli autori dell’arresto del serial killer.
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