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Dietro la morte di Willy un giro di pervertiti

  • GIALLOsuGIALLO
  • 27 apr 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

(Ferrara) - Sono passati oltre 26 anni da quella mattina del 30 settembre 1988 quando il cadavere di Willy Branchi viene ritrovato lungo l’argine del fiume Po, nei pressi di Goro. Il 10 novembre 2015 viene riaperta l’inchiesta. Tutto ricomincia con l’esposto della famiglia di Willy Branchi contenente l’intervista del Carlino all’ex parroco del paese, don Tiziano Bruscagin, il quale avrebbe rivelato che 3 sarebbero stati gli uomini coinvolti nell'omicidio: un anziano (deceduto), che materialmente ammazzò Willy, e altri due che lo aiutarono a disfarsi del cadavere. La procura, a questo punto, dà nuovo impulso alle indagini e, dopo aver nominato due periti - il professor Giovanni Pierucci e il genetista Matteo Fabbri - dispone l'estumulazione della salma affinché sia effettuata una nuova autopsia a 27 anni di distanza dal tragico assassinio, con l’obiettivo di ricercare eventuali tracce organiche utili. Particolare attenzione verrà posta alle mani e alle unghie di Willy che, cercando di resistere, avrebbe potuto trattenere il DNA degli assassini ancora impuniti. Tutto avviene in seguito all'individuazione, da parte degli inquirenti, del movente del delitto. Pare infatti che Willy fosse stato coinvolto in un giro di sfruttamento sessuale di minori e, avendo deciso di uscirne, qualcuno avrebbe deciso di farlo tacere per sempre. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, sarebbe rimasto invischiato in un'organizzazione di pedofili, capaci anche di frustare ragazzi ancora minorenni per soddisfare le proprie perversioni. Ragazzini finiti nella rete degli abusi in cambio di qualche soldo o di un capo d'abbigliamento alla moda che i loro genitori non potevano permettersi. Oggi quel fascicolo è arrivato a un punto importante poiché, anche se a fatica e nonostante l'omertà, gli inquirenti sono riusciti a delineare la mappatura dei vizi dei festini omosessuali cui partecipavano professionisti e insospettabili di Goro ma anche gente dei paesi vicini, di Ferrara e persino provenienti da fuori regione. Viene alla luce un altro terribile dettaglio che riguarderebbe uno dei principali sospettati: in passato avrebbe abusato di un minorenne con le identiche caratteristiche di Willy, ovvero proveniente da una famiglia modesta e con un deficit cognitivo, ergo una preda facile da "usare" a piacimento. La vita di quel ragazzino, oggi diventato un uomo, come quella di tanti coetanei abusati in quel giro, da allora non è più stata la stessa. Violentata per sempre. Lo ricordiamo: il 30 settembre 1988 Willy viene ritrovato esanime, il suo corpo è senza vestiti e martoriato da innumerevoli botte e ferite inferte con una pistola da macello.

In paese tutti sanno ma nessuno parla. Una testimone, l'ultima che vede Willy vivo - con dei vestiti nuovi di zecca e con tanti, troppi soldi nel portafoglio - nota un particolare che oggi potrebbe essere determinante: "Un uomo di mezza età, in bicicletta, quel pomeriggio continuava ad osservare Willy il quale aveva paura e, pochi istanti più tardi, scappò".

L’avvocato Simone Bianchi, legale della famiglia Branchi così si esprime: "Il quadro che è emerso dopo tre anni di lavoro è raccapricciante e molto preoccupante. Gli inquirenti si sono fatti strada sgomitando tra un’omertà dilagante. Sono poche le persone che ci hanno aiutato in questo percorso ma nonostante tutto siamo arrivati a ricostruire quel mondo di perversione, mai fino ad oggi venuto a galla, dando un volto a coloro che vi prendevano parte". E poi così prosegue: “Nel caso, non sappiamo come procederà la procura, non escludo che possa essere disposto un esame di massa del dna dei cittadini” come recentemente avvenuto per altri casi giudiziari con assassini ignoti.

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