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Fortuna: presunto orco pestato

  • GIALLOsuGIALLO
  • 2 mag 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

(Napoli) - I detenuti di Poggioreale, il più sovraffollato carcere italiano, hanno immediatamente emesso la loro condanna di colpevolezza nei confronti del presunto "orco". E nemmeno hanno aspettato per eseguirla. R.C., accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, precipitata giù dall'ottavo piano dell'isolato 3 del Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014, è stato selvaggiamente picchiato dai compagni di cella e solo l'intervento delle guardie penitenziarie lo ha salvato dal fare una brutta fine. Dopodiché è stato subito tradotto in misura di isolamento. L'uomo, lo ricordiamo, si trovava già in carcere (per violenza sessuale aggravata nei confronti della figlioletta di tre anni) quando è uscita pubblicamente la notizia. L'indignazione a quel punto ha travalicato e non ha risparmiato nemmeno la casa della convivente M.F. (mamma del piccolo Antonio Giglio, il bambino che precipitò dalla finestra dell’abitazione dei nonni materni, attualmente condannata ai domiciliari proprio per non avere impedito le violenze sulla figlia perpetrate dal patrigno e suo convivente R.C.) che è stata fatta bersaglio di un lancio di molotov, rischiando un principio di incendio.

In seguito alle rivelazioni dei bambini del Parco Verde - che, una volta messi al riparo dal controllo omertoso delle famiglie, hanno iniziato a parlare - gli investigatori hanno potuto ricostruire un quadro raccapricciante e così dare una svolta alle indagini. In particolare, fondamentali sono state sia la testimonianza di un’amichetta della piccola Fortuna che quella di una delle tre figliastre di R.C., che avrebbe riferito come il patrigno “voleva violentarla, ma Chicca [ Fortuna ] non voleva e gli tirava i calci. Allora lui l’ha presa in braccio e l’ha buttata giù. Era presente anche mia madre che poi mi ha detto che dovevo tenere il segreto”. Secondo quanto riporta un noto quotidiano nazionale, non ci sarebbe un solo colpevole in questa storia, ma si tratterebbe di un'ampia ed organizzata "rete di pedofili" con l'immonda abitudine di "giocarsi i bambini a carte" promettendo in pegno “un fidanzatino” o una “fidanzatina”. Ora gli inquirenti stanno cercando di capire fino a che punto i genitori e i parenti delle piccole vittime siano complici di questo scempio.

Nello stesso palazzo erano stati arrestati, di recente, due coniugi con con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia 12enne. Anche in quel caso gli abusi emersero nel corso delle indagini sulla morte di Fortuna Loffredo. Sebbene finora nessun collegamento tra i fatti si sia delineato, è evidente il degrado del contesto socio abitativo di Caivano: si tratterebbe del terzo caso di violenza sessuale su minore, cui si aggiunge la tragica morte del piccolo Antonio.

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