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Macchi: in un vetrino l'ultima verità

  • GIALLOsuGIALLO
  • 4 mag 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Lidia Macchi, Stefano Binda

(Varese) - Incredibille ma vero: un vetrino - degli undici contenenti i campioni biologici la cui distruzione fu autorizzata nel 2000 dal GIP Agostino Abate perché nell’ufficio adibito alla conservazione bisognava fare spazio - potrebbe essersi salvato miracolosamente diventando la "prova regina" dopo ben 29 anni di silenzio.

Quasi tutti gli undici vetrini, lo ricordiamo, contenevano il liquido seminale rinvenuto sul corpo della ragazza. Uno solo di essi conteneva i lembi dell’imene della vittima; inviato a Pavia presso l’Istituto di Medicina Legale, diversamente dagli altri vetrini, non tornò a Varese. Ora tale reperto, casualmente ritrovato, potrebbe diventare decisivo per identificare il DNA del colpevole. Lidia, 21 anni, scomparve da Varese il 5 gennaio 1987 e fu ritrovata cadavere - sul suo corpo i segni di 29 coltellate - due giorni dopo a Cittiglio. Per l’omicidio è attualmente indagato l’ex compagno di scuola della vittima, Stefano Binda, dopo che la Procura di Milano ha riaperto il fascicolo in seguito all'attribuzione all'uomo di una lettera indirizzata, in forma anonima, il 9 gennaio 1987 alla famiglia Macchi.

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