Il DNA non si degrada! Su Bossetti è zuffa
- GIALLOsuGIALLO
- 17 mag 2016
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(Bergamo) - Sul banco degli imputati più che Massimo Bossetti, accusato di essere il killer di Yara Gambirasio, c'è il suo DNA. O meglio: le analisi che avrebbero portato, tramite le tracce genetiche rinvenute sul corpo della vittima, ad individuare il profilo di "Ignoto1".
Sarah Gino, Professore Aggregato di Medicina Legale presso l'Università di Torino, di professione medico legale e genetista forense, sulla faccenda del DNA esprime, intervistata a Radio Cusano Campus, quanto segue: “I profili genetici sono due: DNA nucleare (quello da parte del padre) e quello mitocondriale (da parte della madre). Su Bossetti è stato trovato solo il primo. Ovvero, dagli esami svolti, per il DNA nucleare c'era una sovrapposizione con quello di Bossetti mentre non c'era per il mitocondriale. E' la prima volta che ci capita in un caso pratico, per questo era stato chiesto di fare maggiore chiarezza. Non troviamo neanche in letteratura una spiegazione applicabile al caso specifico. Bisognerebbe fare degli esperimenti. In udienza si è detto che il DNA si è degradato. Esiste tutta una serie di fattori che possono modificare la quantità di DNA a disposizione ma ciò è errato. Quando studiamo mummie, ad esempio, sottoposte ovviamente ad intemperie, molte più del corpo della povera Yara, studiamo il DNA mitocondriale. Come è possibile che quello in esame si sia degradato o sparito in così poco tempo?”.
L’avv. Claudio Salvagni, legale della difesa, pure è intervenuto ribadendo: "Possiamo parlare quanto vogliamo, ma alla fine gli elementi a carico di questa richiesta di condanna sono veramente scarni, benché se ne parli per ore. Attenderemo questa seconda parte di requisitoria per capire quali siano le prove a carico, e dico prove non indizi. Questo mezzo dna, con tutti i sé e con tutti i ma che lo hanno accompagnato, sarà sufficiente alla condanna? Anziché trovare la risposta al fatto che non è stata trovata l’altra parte di dna, dicono che quella parte di dna non è importante. Il dna mitocondriale è la prova del nove, se quella non torna non è che si può dire che non è importante”.
Sulla vexata questio del DNA è intervenuto anche il direttore Vittorio Feltri il quale ritiene che le prove non siano sufficienti "al di là di ogni ragionevole dubbio" ad attestare la colpevolezza del muratore di Mapello.
Leggi anche il dossier completo sul caso di Yara Gambirasio
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